Burger King e le opzioni vegetariane. Perché in Italia tardano tanto?

2022-06-25 02:28:10 By : Mr. Tom Deng

Redazione Il Fatto Alimentare 6 Aprile 2021 Lettere Commenti

Era successo al McDonald’s e un paio di anni fa anche nei ristoranti Burger King: i clienti hanno potuto trovare l’opzione vegetariana dei panini delle due catene di fast food, ma solo per brevi periodi e poi si tornava ai soliti hamburger di manzo, pollo o pesce. Una nostra lettrice si chiede perché in Italia, a differenza degli altri paesi europei, fa così fatica ad affermarsi una proposta vegetariana o vegana all’interno dei menu di questi colossi. Di seguito pubblichiamo la segnalazione della lettrice e a seguire la risposta di Burger King.

L’ultima volta che sono stata in Germania, ho mangiato un burger vegetariano al Burger King. Ho preso il veg burger ma non mi è piaciuto. Una volta seduta, guardando la pubblicità sul vassoio, ho visto che avevano anche altri prodotti vegetariani/vegani, alcuni molto interessanti. Una volta a casa sono andato sul loro sito per conoscere l’offerta di prodotti a base vegetale, ed hanno un’ampia gamma. Però un prodotto in particolare, il double halloumi burger è molto calorico. Mi chiedo se sia questa la ragione del perché in Italia il burger vegetariano è durato solo qualche mese, pur essendo molto buono. Forse i vegetariani italiani sono più salutisti e per quello non ci sono questi prodotti in Italia?

Il halloumi burger ha al suo interno un medaglione di halloumi* con una crosta di purea di patate (poi fritto), infatti i valori nutritivi sono alti, e salgono alle stelle per il double halloumi burger. Halloumi – 630 kcal – 40 g di grasso Double halloumi – 890 kcal – 62 g di grasso

Questi invece mi sembrano ragionevoli per un fast food: Plant-based nuggets – 6 pezzi, 280 kcal, 15 g di grasso: Plant-based whopper – 600 kcal – 33 g di grasso Veggie king – 520 kcal -25 g di grasso

Ho visto che parlate molto anche di obesità. Non conto di certo le calorie e quando mangio dal Burger King (un paio di volte l’anno), prendo anche le patatine (o le patatine con formaggio fuso e jalapenos!) e bevo una Coca. Ma mi ha fatto pensare: in Germania c’è davvero tantissima gente che mangia spesso queste cose e non può essere una buona cosa. Anna

Di seguito la risposta di Burger King Restaurants Italia

Questo stimolo non poteva arrivare in un momento più opportuno: dal 16 di marzo infatti non solo il plant based whopper è tornato disponibile in Burger King ma abbiamo addirittura raddoppiato l’offerta proponendo anche i plant based Nuggets, ovvero entrambi a base di proteine vegetali.

Più di un anno e mezzo fa abbiamo deciso di lanciare il nostro primo burger di origine vegetale per un periodo limitato di 3 mesi, come tante nostre “limited edition”:  i risultati sono stati ben al di sopra delle aspettative, inoltre le richieste dei nostri clienti per riaverlo nel menù sono state così numerose che appunto abbiamo deciso di riproporlo oggi assieme alla novità – per la prima volta in Italia – dei Nuggets di pollo di origine vegetale. In questo momento quindi abbiamo l’offerta più ampia del mercato, tra carni rosse, bianche e “verdi”. Il tutto è reso possibile grazie ad una partnership con la olandese The Vegetarian Butcher, specializzata nella produzione di cibo a base di proteine vegetali che, con un’offerta a base prevalentemente di soia, compete con la carne animale per gusto, consistenza e valore nutritivo.

Ci preme sottolineare che il nostro obiettivo non è quello di offrire una proposta vegetariana o vegana – le nostre ricette non lo sono perché il whopper contiene maionese e non vengono preparate in ambienti separati – bensì appunto ampliare le possibilità di scelta di chi a volte sente la necessità di mangiare proteine vegetali senza perdere il gusto tipico di Burger King.

* L’halloumi è un formaggio tipico di Cipro, preparato a partire da latte di capra e di pecora (ma anche di vacca), e consumato soprattutto grigliato o fritto.

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Tagalimenti vegetariani Burger King FAST FOOD

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Nuggets a base di Soia fritti nell’olio vegetale, burger a base di Soia cotto alla piastra, gli immancabili patafritte con ketchup e mayo e Cola per un menù flexitariano, latto-ovo-vegetariano, plant-based gentilmente proposto dalla Unilever–> Vegeterian Butcher.

SEASONED PLANT PROTEIN PORTION: VEGAN FIBERS (WATER, PEA PROTEIN ISOLATE, CANOLA OIL, SODIUM ALGINATE, CITRUS FIBER, CALCIUM CHLORIDE), WATER, OAT FIBER, VITAL WHEAT GLUTEN, PEA PROTEIN CONCENTRATE, SEASONING [MALTODEXTRIN (FROM CORN), SALT, NATURAL FLAVOR, YEAST EXTRACT, PALMOIL, CARROTFIBER, CITRICACID, MEDIUM CHAIN TRIGLYCERIDES, ONION POWDER, TORULA YEAST, ONION JUICE CONCENTRATE, SPICE, CANOLAOIL], FLAXSEED, METHYLCELLULOSE, SALT, NATURAL FLAVORING (SUNFLOWER OIL AND ROSEMARY EXTRACT). BREADED WITH: WATER, WHEAT FLOUR, YELLOW CORNFLOUR, FOOD STARCH, SALT, LEAVENING (SODIUM ACID PYROPHOSPHATE, SODIUM BICARBONATE), SPICES, NATURAL FLAVOR. BREADING SET IN VEGETABLE OIL (INCLUDING SOY BEAN OIL). Questi sono gli ingredienti del Plant-based nugge Da valutare 1) la metilcellulosa, E460, forma metilata della fibra naturale, ottenuta con processo chimico e all’attenzione dell’EFSA che ne ha regolato la quantità contenibile negli alimenti per via di un residuo di lavorazione mutageno ……………. 2) il lievito (di torula) non ben tollerato da alcune specifiche categorie di persone……. 3) l’alginato di sodio, E401, dannoso in quantità non controllate comunque basse……….. 4) pirofosfato acido di sodio, E 451, ” ” ” ” ” 5) cloruro di calcio, E509, su cui ci sono grandi difformità di giudizio tra gli esperti sulla nocività o innoquità……

I piccoli chimici crescono e ci affascinano, ma da persona di vedute limitate non capisco…….

per onestà intellettuale bisogna però dire che un’alternativa alla carne va trovata, che passa per la produzione di massa, e che non è ipocritamente un prodotto “vegano”. La ricettazione migliorerà.

Se non li mettono in vendita… è perché non si vendono, al di là di tutte le capriole verbali che fanno per esaltare l’entusiastica risposta dei consumatori pronti a buttarsi a capofitto sui burger vegetali…

A riprova, stanno mollando del tutto l’opzione vegana, che come tutte le mode dopo la fiammata iniziale sta subendo un calo (e il marketing delle multinazionali vive delle oscillazioni del mercato) e si preparano a proporre dei nuovi burger con vegetali, ma appunto CON vegetali, non esclusivamente vegetali.

Se il pubblico li comprerà, continueranno a proporglieli, altrimenti spariranno… come sono scomparsi dal mercato centinaia di altri prodotti che rendevano meno delle previsioni iniziali.

Non capisco il senso di fare pubblicità a un fast food e soprattuto ai prodotti ultraprocessati vegani! La lista degli ingredienti pubblicata da Gianni fa PAURA. Contenti voi che volete alternative, ma Il Fatto Alimentare è diventato sponsor occulto di tutti i cibi “salutari” del mondo, basta che abbiano un punteggio da Nutriscore tendente al verde?

Abbiamo pubblicato la domanda di una nostra lettrice e la risposta della catena, che per altro non entra neanche particolarmente nel tema. Nella lettera invece la lettrice evidenzia come le opzioni vegetariane disponibili in Germania siano molto caloriche.

La lista degli ingredienti pubblicati da Gianni mostra solo i componenti presenti nel prodotto in vendita, in realtà nei processi industriali si usano moltissimi componenti che non vedrete mai in etichetta perchè scompaiono nella lavorazione dopo aver fatto il loro effetto, e pertanto per legge sono “ausiliari tecnologici” (o un termine simile, vado a memoria, c’era un bel filmato sul FattoAlimentare ma il link non funziona più) esattamente come non sono citati gli attrezzi come un tritacarne o un coltello, che una volta fatto il loro lavoro non vengono certo citati nell’etichetta.

Sempre a memoria, ad esempio la transaminasi che funziona da collante tra i pezzetti di carne recuperati spolpando gli ossi e restituisce un prodotto del tutto simile per consistenza e uso alla carne vera non compare tra gli ingredienti, e lo stesso succede per i “formaggi vegetali” che sono composti di una decina di ingredienti dichiarati in etichetta ma non si sa da quanti “ausiliari tecnologici”.

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